LA TARTA VOLANTE COOPERATIVA SOCIALE ONLUS
L’educatore al cancello

La proposta del progetto “Educatore al cancello”, nasce dalla consapevolezza della necessità che il pre-adolescente e l’adolescente non siano soli. Si reputa necessario riuscire a costruire una solida rete tra scuola-famiglia e territorio, che sostenga e aiuti i ragazzi, pur lasciando loro la possibilità di sperimentarsi al fine di creare una propria identità.
Rispetto al passato, si registra una precocità dell’inizio della fase adolescenziale, che pertanto si divide tra preadolescenza (circa 11-14 anni, periodo che corrisponde alla frequenza della scuola Secondaria di Primo grado) e l’adolescenza (dai 14 anni e oltre). Erickson (1963) definisce la preadolescenza come “transito dalle identificazioni verso l’identità”, ne emerge pertanto che in questo periodo tutto è in rapido cambiamento e nulla è stabile. In questa fase dello sviluppo, si verificano le principali modificazioni fisiche e somatiche, ma questo non significa che le altre aree di cambiamento siano parallelamente maturate. L’attenzione al corpo è massima. Il ragazzo vive l’impressione di un corpo che non può controllare, “su cui non ha potere, che stenta a riconoscere. La difficoltà di accettare il corpo è oggi maggiore per la stessa precocità con cui si verifica il cambiamento, che accentua la discrepanza rispetto alla maturazione intellettuale. Il corpo è già adulto, ma non è ancora presente un’intelligenza matura, che permetta di accedere al pensiero astratto, alla logica e a una rielaborazione critica delle esperienze” (Chiara Marocco Muttini, 2006).
L’adolescente di oggi ha più libertà rispetto al passato, ma al contempo è esposto a messaggi e tentazioni che non corrispondono alle sue reali possibilità, alla sua preparazione psicologica e alla sua maturità. Non solo. La formazione di sé non è più un tratto distintivo del fanciullo, ma investe ciascuno in ogni fase della vita, perciò neanche gli adulti ne sono esonerati. Nel passato infatti, il bambino aveva chiaro il modello di adulto cui doveva aspirare e formava la propria identità su questo confronto. Oggi I preadolescenti si trovano a sviluppare un’identità esplorativa, caratterizzata da una realtà policentrica, alla costante ricerca di un principio d’integrazione delle parti (Ribolzi, 2012). Procedere nel percorso di definizione della propria identità, espone il soggetto a fatica, difficoltà, delusioni e costante ricerca di equilibrio. Si inserisce dunque a questo punto l’interrogativo circa la responsabilità degli adulti in questo compito. Ci vuole coraggio. Si chiede agli adulti coraggio e responsabilità, che potrebbero essere più leggeri da affrontare se condivisi. Oggi l’adulto tende a porsi in un rapporto simmetrico con I minori, un atteggiamento che non permette ai ragazzi di percepirlo come figura sufficientemente forte. Contestiamo questa posizione. Questo atteggiamento comporterebbe il negare I reali bisogni del figlio/alunno in funzione della sua età e alla sua realtà affettiva (Benasayag e Schmit, 2017). Abdicare al proprio ruolo normativo rischia di fare del male ai minori, in quanto li si lascia soli di fronte a pulsioni e ansie che non sanno e non possono gestire. Il collasso dell’autorità genitoriale ed educativa dei decenni passati è con ogni probabilità una delle cause del drammatico aumento della violenza e della delinquenza tra i bambini e gli adolescenti, che riguardano anche il contesto della Val Pellice. Numerosi studi hanno dimostrato che la supervisione è uno dei modi principali per prevenire nei bambini molte situazioni e molti comportamenti negativi quali incidenti o comportamenti pericolosi, risse e violenze, bocciature, assenze e abbandoni scolastici, fumo, abuso di alcol e droghe, frequentazione di cattive compagnie (Fletcher et al., 2004; Pettit et al., 2001).
Le ricerche sulla violenza nelle scuole dimostrano come gli incidenti più violenti avvengono proprio in quei luoghi dove non è contemplata la presenza degli insegnanti (bagni, fermate dei pullman, il cancello della scuola, il cortile, il parco e/o la piazza vicino alla scuola). Proprio per questo, i programmi che implicano l’incremento della presenza dell’insegnante e/o di una figura adulta riconosciuta in quelle aree, si sono dimostrati i più efficaci nel prevenire la violenza (Limber,2006;Olweus,1993).
È poi necessario soffermarsi su quanto sta accadendo: nella scorsa primavera c’è stato un lockdown che ha coinvolto (o forse meglio travolto) bambini e ragazzi, che hanno così concluso il anno scolastico a distanza, isolati dai propri compagni e insegnanti. Coloro che a settembre hanno iniziato la classe prima della scuola secondaria di primo grado, non hanno preso concretamente coscienza del passaggio dalla scuola Primaria alla Secondaria. Al momento attuale poi, il percorso della didattica a distanza è ricominciato per le classi 2° e 3°. RUOLO TECNOLOGIA
L’educatore al cancello ha l’intento di esserci e proporsi con modalità dinamiche e creative per far sentire questi ragazzi meno soli.
Finalità generale
Questo progetto si augura di riuscire ad innescare, in una logica sistemica, un circuito virtuoso di confronto e supporto tra ragazzi-famiglia-scuola-agenzie educative extrascolastiche e comunità. Un’ideale forse utopico, ma si ritiene che debba essere sperimentato, in un contesto generale di fragilità endemica che ci pervade. E’ necessario esserci per i ragazzi, proponendo una presenza vigile, al contempo materiale e affettiva.
Si intende proporre un cambiamento delle lenti con cui guardare i vari nodi della rete che attornia i minori, non più dei nemici da cui difendersi e difendere il proprio operato di genitori, insegnanti o autorità pubbliche, quanto piuttosto adulti alleati, capaci di comprendere e non giudicare l’altro, con l’obiettivo comune di sostenere i minori della comunità tutta.
Si intende accrescere la presenza e la vicinanza degli adulti ai minori, trasmettendo loro il messaggio che si è presenti sempre e nonostante, anche quando la situazione è faticosa.
La presenza degli adulti, in particolare della figura degli Educatori Professionali individuati, che comunque lavorano in una dinamica di rete, può essere pensata come a una sentinella che si attiva nell’individuare situazioni considerate meritevoli di attenzione , mappare aree problematiche del paese, monitorando quanto avviene e attivando una specifica rete in caso di necessità. Gli Educatori Professionali si propongono poi come facilitatori del dialogo critico e costruttivo dei ragazzi, adulti disponibili all’ascolto e al dar loro parola, sempre in una logica di rete.
In questo contesto gli adulti agiscono arricchiti da una forza corale e sinergica, che rinforza l’obiettivo comune di sostenere e perseguire il benessere dei minori, nel faticoso percorso della loro crescita. La forza di questo agire degli adulti è giustificata dal sentirsi parte di un gruppo più ampio che supporta e di cui ci si sente rappresentanti. Questo è un atteggiamento che dimostra una responsabilità condivisa. Un obiettivo questo che è raggiungibile solo con la perseveranza.
La finalità generale del progetto de “L’educatore al cancello”, può dunque essere riassunta come una sfida nel riuscire a costruire una relazione educativa proposta e non imposta ai ragazzi, cercando di toccare le corde giuste per saperli coinvolgere attivamente nelle attività progettate. Parallelamente, un’altra sfida è quella di riuscire a costruire una “squadra adulta”, capace di mettersi in gioco, indipendentemente dal ruolo e dalla posizione, con lo scopo di essere una rete, presente e attiva per il benessere dei ragazzi.